Qualche dettaglio in più sui personaggi

Sempre dalla wikipedia:


Charlie Brown
Charlie Brown è stato ispirato dalla vita stessa di Schultz. Scolaro di terza elementare, Charlie Brown è un adorabile perdente, capace di infinita determinazione e testardaggine, ma che è in definitiva dominato dalle sue ansie e manchevolezze, nonché dai suoi compagni, che approfittano di lui. Il migliore esempio di ciò è la sua squadra di baseball: Charlie Brown ne è l’instancabile organizzatore ed il lanciatore, ma la squadra perde abitualmente (lo storico dei loro punteggi è 2 a 930). Charlie Brown è un terribile lanciatore, costretto a subire colpi che spesso lo scalzano dalla postazione di lancio. Va detto peraltro che l’intera squadra gioca male; l’unica eccezione è Snoopy, il cane di Charlie Brown, che mostra una certa abilità.
Charlie Brown ha anche una grande passione per gli aquiloni, ma i suoi aquiloni finiscono sempre su un albero mangia-aquiloni, quando non subiscono sorti ancora peggiori; un volume di ristampe dei Peanuts giocava su questo passatempo di Charlie Brown con il titolo Go fly a kite, Charlie Brown, che in inglese significa “Vai a far volare l’aquilone”, ma è usato spesso per liberarsi di qualcuno (come il corrispettivo italiano “vai a farti un giro”), a rimarcare la cronica solitudine esistenziale del personaggio. Ogni autunno la sua amica Lucy gli promette di tenere in posizione un pallone da rugby (football negli USA) affinché lui lo possa calciare ed ogni volta lei glielo toglie all’ultimo momento, al culmine della rincorsa, cosicché Charlie Brown vola in aria e piomba immancabilmente sulla schiena. Solo una volta è riuscito a calciarlo, nei primi anni Novanta ed il raro evento è stato perfino parodiato in una sit-com.
Nonostante tutto ciò e nonostante i torti che spesso subisce, Charlie Brown ha molti amici, il migliore dei quali è il fratello di Lucy, Linus, che a volte lo rimprovera, ma che è dalla sua parte. Charlie Brown è anche innamorato di un personaggio noto come la ragazzina dai capelli rossi benché abbia raramente il coraggio di rivolgerle la parola e quando questo accade (incontri che avvengono sempre fuori campo) gli va sempre, immancabilmente male.
Charlie Brown è sempre chiamato per esteso dagli altri personaggi della striscia, mai semplicemente Charlie. Fanno eccezione Piperita Patty (Peppermint Patty nell’originale), che lo chiama “Ciccio” (”Chuck” nell’originale) e la sua amica Marcie, che lo chiama Charles. Per alcuni lettori questo è un segno evidente della cotta che le due hanno per lui che però rimane indifferente alle loro occasionali attenzioni per via della ragazzina dai capelli rossi. In particolare, Charlie Brown riesce a dire sempre le cose sbagliate al momento sbagliato a Piperita Patty (che spesso cerca rassicurazione per via del suo grosso naso e della sua femminilità).
Charlie Brown è praticamente calvo, con un piccolo ricciolo di capelli in fronte. Snoopy si riferisce infatti al suo padrone come al bambino dalla testa rotonda. Veste sempre un maglione giallo (o, più raramente, rosso) con una greca nera a zig-zag attorno alla vita. Della famiglia di Charlie Brown si sa poco, salvo che il padre fa il barbiere. Ha una sorella, Sally, anch’ella personaggio della striscia.
Charlie Brown esclama spesso Misericordia! (”Good grief!” nell’originale) quando è sorpreso o scoraggiato.
Schulz ha dichiarato che avrebbe voluto chiamare la striscia Good Ol’ Charlie Brown, ma la syndication che distribuiva la striscia preferì il nome Peanuts.

La storia
Charlie Brown è uno dei membri originali del cast dei Peanuts, sin dal debutto del 1950, nonché vittima della prima battuta della striscia. A parte alcune differenze stilistiche nel tratto di Schulz dell’epoca, Charlie Brown non è cambiato molto da allora. All’epoca, tuttavia, indossava una maglietta neutra, mentre la greca fu aggiunta entro il primo anno di vita della striscia.
Inizialmente Charlie Brown fu più vivace e giocoso di quanto non divenne in seguito. Faceva scherzi agli altri personaggi ed in alcune strisce traspariva una nota romantica verso Patty e Violet. Era spesso causa di mal di testa per gli adulti (ad esempio faceva cadere a terra gli albi dalle mensole dell’edicola), e fin dall’inizio non era ferrato praticamente in niente.
Charlie Brown è diventato in fretta il prototipo del personaggio perdente, intrappolato tra l’aver cura di Snoopy e l’assedio dei commenti di chi gli sta attorno. Normalmente gli episodi della striscia che lo vedono protagonista includono Charlie Brown che si rifiuta ostinatamente di arrendersi quando una situazione è irrimediabilmente perduta (ad esempio, restare da solo sulla pedana del lanciatore nel campo di baseball sotto il diluvio torrenziale che ha interrotto la partita) o che mostra un’inaspettata abilità in qualche campo che lo tradisce poi crudelmente quando è ad un passo dalla vittoria.

I comprimari
Linus compare inizialmente nella striscia come un neonato, ma crescendo (mentre Charlie Brown ha mostrato sempre la stessa età) è diventato un profondo filosofo ed il miglior amico di Charlie Brown. I due spesso si sostengono a vicenda quando le eccentricità di uno dei due vengono dolorosamente messe a nudo. Anche Linus a modo suo è un perdente come Charlie Brown, vista la sua incapacità di liberarsi dalle sue superstizioni (la coperta, la fede nel Grande Cocomero, la paralizzante paura del palcoscenico, etc.), quindi i due hanno molto in comune.
Negli anni Sessanta i genitori di Charlie Brown danno alla luce una bambina, Sally, che somiglia a Charlie Brown, a parte la chioma bionda. Inizialmente Charlie Brown la adora, ma anche lei diventa poi una spina nel suo fianco assillandolo per essere aiutata nei suoi compiti o rimproverandolo per non capire alcuni concetti (benché sia lei ad essere in torto). Charlie Brown la sopporta stoicamente e con aria colpevole, anche se a volte è stato in grado di lasciare Sally nelle sue convinzioni senza immischiarsene.
Charlie Brown ha tenuto questa condotta finché la striscia si è conclusa, nel 2000. Benché abbia avuto perfino qualche occasionale vittoria, come battere un home run vincente il 30 marzo del 1993, Charlie Brown rimane, nell’immaginario comune, come quella persona che passa un brutto periodo in cui niente gira per il verso giusto. Però Charlie Brown non si arrende mai.

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Snoopy
Snoopy è il nome del cucciolo di bracchetto di Charlie Brown nella striscia a fumetti Peanuts, di Charles M. Schulz. Snoopy cominciò la sua vita nelle striscie come un cane ordinario, ma col passare del tempo si trasformò nel personaggio forse più dinamico delle strisce, e in uno dei più famosi personaggi di fumetti del mondo.

Il personaggio
Snoopy fa la sua prima apparizione nella striscia il 4 ottobre 1950. Nato presso l’Allevamento della Quercia (Daisy Hill Puppy Farm nell’originale), debutta nella striscia come un cane normale, ma col tempo ne diventa uno dei personaggi più dinamici. Non parla – è un cane – ma pensa. Solo pochi altri personaggi hanno la magica capacità di leggerne i pensieri, uno di questi è Woodstock il microscopico uccellino di cui Snoopy capisce la lingua e con il quale intavola spesso delle discussioni.
Una delle prime stranezze di Snoopy è stata il suo dormire sul tetto della cuccia, piuttosto che dentro di essa. Ma le stranezze della cuccia di Snoopy non si limitano a questo, in essa trovano ricovero fra l’altro un Van Gogh, un tavolo da biliardo, un affresco raffigurante la storia della civiltà (realizzato da Linus), una biblioteca, un televisore…
Nelle prime apparizioni Snoopy camminava a quattro zampe, poi ha iniziato a camminare su due zampe, come un essere umano. Ma anche a ballare, pattinare, giocare a pallacanestro e non bisogna dimenticare che Snoopy è anche uno dei componenti della squadra di baseball di Charlie Brown.
Snoopy non sopporta i gatti, e quello dei vicini è un suo arci-nemico. Il gatto dei vicini non compare mai direttamente nella striscia, ma si vedono sulla cuccia gli effetti delle sue tremende zampate. Un altro personaggio che non si vede mai, per il quale Snoopy nutre invece rispetto e timore reverenziale, è il Grande Bracchetto (una sorta di strana autorità canina). Per altro per un breve periodo è Snoopy stesso il Grande Bracchetto, e Woodstock il suo segretario. In tale occasione riesce a impersonare un manager affacendato e stressato (Oggi ho preso centoventi decisioni…. tutte sbagliate!), prima di abbandonare tutto per rifugiarsi da Piperita Patty.
Tra i suoi passatempi preferiti vi sono il tendere agguati a Linus per sottrargli l’amata coperta e tirare di boxe contro Lucy con un unico guantone fissato al naso, unico avversario capace di tenerle testa. Ogni tanto Frieda cerca di convincerlo ad andare a caccia di conigli, ma lui preferisce correre avanti ad avvertirli del pericolo.

Alter ego
Molti dei momenti memorabili dei Peanuts sono legati al sogno di Snoopy di fare lo scrittore (di cui peraltro nessun editore vuol pubblicare gli scritti). Il suo immutabile incipit “Era una notte buia e tempestosa…” proviene dalla novella Paul Clifford, scritta nel 1830 da Edward George Bulwer-Lytton. E lo Snoopy scrittore è stato certamente caro a Schultz, che lo ha scelto per dare il suo addio ai lettori (pubblicato il 13 febbraio del 2000). Ma lo scrittore è solo uno dei sui moltissimi alter ego, primo fra tutti il pilota della prima guerra mondiale. Per questo personaggio indossa sciarpa ed occhialoni e vola a bordo del suo Sopwith Camel – in effetti, la sua cuccia – combattendo il Barone Rosso la cui presenza è rivelata dai fori di pallottola che questi lascia sulla cuccia. Alle eroiche gesta del fantastico pilota è dedicata anche una canzone di Giorgio Gaber.
Snoopy diventa anche Joe Falchetto (Joe Cool nell’originale) mettendosi gli occhiali da sole – secondo la moda dell’epoca – ed atteggiandosi a studente di college nullafacente. È anche un avvocato, un giocatore di hockey su ghiaccio e di football, un avvoltoio, un soldato nella guerra d’indipendenza degli Stati Uniti, un legionario, un capo scout e perfino astronauta solo per citare alcuni dei circa centocinquanta ruoli da lui impersonati nel corso degli anni.
Il contrasto tra l’esistenza di Snoopy in un mondo di fantasia e la vita terrena di Charlie Brown è un cardine dell’umorismo e della filosofia dei Peanuts.

Fratelli e sorelle
Snoopy ha otto tra fratelli e sorelle (Andy, Belle, Marbles, Molly, Olaf, River, Spike e Pallino) che appaiono raramente nella striscia. Il più frequente è Spike, che vive nel deserto ed è amico di un cactus.

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Lucy
Lucy van Pelt è un personaggio della striscia a fumetti Peanuts di Charles M. Schulz.
Lucy è la sorella maggiore di Linus e di Replica. È una bambina che – dice lei – avrebbe rinunciato volentieri all’asilo se le avessero permesso di iscriversi all’accademia militare.
Ha una personalità forte, scorbutica e cinica ed è spesso cattiva con gli altri personaggi della striscia, in special modo con suo fratello e con Charlie Brown.
Lucy appare nella striscia per la prima volta nel 1951 come una bimba dagli occhi grandi che tormenta in continuazione il padre. Quasi subito dopo, Schulz ha eliminato i cerchi attorno agli occhi e l’ha fatta crescere portandola ad un’età simile a quella degli altri personaggi. Presto si è evidenziato il suo carattere di bambina prepotente, sarcastica, manesca e dotata di pochissima pazienza. Nel tempo libero tira di boxe – l’unico avversario in grado di metterla in difficoltà è Snoopy – oppure si lancia a tutta velocità con la bicicletta sugli elaboratissimi castelli di sabbia costruiti dal fratello Linus.
Il tormentone più famoso che la vede protagonista è quello in cui, dopo aver promesso a Charlie Brown di tenergli un pallone affinché lui lo calci, glielo toglie all’ultimo momento. Questo rito annuale è uno dei più famosi nell’universo dei Peanuts.
Lucy è sempre irritata dal comportamento del suo fratello minore ed è particolarmente esasperata dal suo attaccamento morboso alla coperta, che lei tenta invano di sottrargli per fargliela sparire.
È possibile trovare spesso Lucy dietro il suo “chiosco psichiatrico”, parodia dell’americanissimo banchetto di strada con cui i bambini vendono la limonata ai passanti. Qui Lucy dispensa per cinque centesimi consigli di incredibile rozzezza agli altri personaggi della serie – molto spesso un ansioso ed insicuro Charlie Brown – che escono dall’incontro tutto fuorché rincuorati. Il “chiosco psichiatrico” è un primo esempio di come Schulz volle orientare la sua striscia verso uno humour più adulto nel tentativo di renderlo adatto ad un pubblico di tutte le età.
Solo un personaggio è capace di sgretolare la corazza di Lucy, lasciandola tenera e vulnerabile: Schroeder, il piccolo pianista devoto all’arte ed a Beethoven, crudelmente indifferente alle sue avances ed alle sue proposte di matrimonio.
Anche Lucy gioca nella squadra di baseball di Charlie Brown, come esterno destro, e si rivela essere una giocatrice mostruosamente loquace ed incapace.

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Linus
Linus van Pelt è il migliore amico di Charlie Brown nella striscia a fumetti Peanuts di Charles M. Schulz.
Benché molto giovane, Linus è molto saggio ed è, con le sue frequenti citazioni delle Sacre Scritture, di fatto il filosofo ed il teologo della striscia. È anche l’inventore di una divinità personale, il Grande Cocomero che, come una sorta di Babbo Natale, una volta l’anno – la notte di Ognissanti – appare nell’orto di cocomeri più sincero e parte a distribuire doni ai bambini del mondo. Linus ovviamente spera ogni anno che il suo orto sarà il prescelto ma ciò non avviene mai. Anche per questo Linus rimane l’unico a credere al Grande Cocomero; i suoi tentativi di convertire di volta in volta gli altri personaggi falliscono per l’evidente insuccesso della lunga e vana attesa notturna nell’orto.
Linus compare per la prima volta con una coperta azzurra – da lui chiamata coperta di sicurezza – ed il pollice in bocca il primo giugno del 1954. Da allora non ha più abbandonato la sua coperta. L’unica volta che ci riuscì fu con l’ausilio di Snoopy che, su ordine dello stesso Linus, la custodì senza farsi commuovere dalle sue implorazioni, facendone due giacche sportive – una per lui ed una per l’amico Woodstock-, ma Charlie Brown, credendo di fare del bene, gliene regalò una nuova facendolo ricadere nel “tunnel”.
Sally è innamorata di Linus e lo chiama “dolce babbu” (”sweet baboo” nell’originale) o “scimmiottino d’oro”, ma non ha speranze di essere ricambiata, avendo Linus una cotta per la sua maestra di scuola, Miss Othmar.
L’interesse di Linus per religione e filosofia è un modo per sottrarsi alle continue prepotenze della sorella maggiore, Lucy. In tempi recenti nella striscia è anche comparso un terzo fratello più giovane, Replica (Rerun nell’originale) che è praticamente un gemello più piccolo di Linus, già traumatizzato dalle uscite in strada sul retro della bicicletta della madre.
Linus generalmente gioca in seconda base nella squadra di baseball di Charlie Brown, non rinunciando neanche in quest’occasione ad avere la coperta con sé. È capace di costruire castelli di sabbia incredibilmente magnifici e complessi, che fanno sfigurare quelli di Charlie Brown e che hanno generalmente vita breve se nei paraggi c’è Lucy con la sua bicicletta. Ha inoltre una predisposizione sfrenata all’uso della fantasia, come testimonia l’invenzione o l’utilizzo fantasioso di vari animali “feroci” -conosciuti solo da lui e da Snoopy- di cui ha il terrore, come i burropardi (terribili leopardi che vivono solo nei burroni), le vipere cornute ed i rospi smeraldini.
A Linus è stata, poi, intitolata la rivista di fumetti umoristici Linus, una delle prime a presentare in Italia, in maniera filologica, le strisce dei Peanuts.

Un po’ di storia…

 


Tagliando e incollando un po’ di articoli sparsi per Internet, spero di fare un favore a chi, oltre al sottoscritto (o, meglio, colui-che-scrive), vuole inquadrare meglio i Peanuts e che, volendo partecipare a quella trasmissione televisiva in cui ti promettono il milione del signor Bonaventura, si aspetta che la domanda per il fatidico milione sia “Qual era il vero nome di Piperita Patty?”
Bando alle ciance, ecco il primo spezzone con relativa fonte:

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Storia
La striscia Peanuts nacque originariamente con il titolo di Li’l Folks (personcine), una tavola domenicale a fumetti che comparve sul giornale della città natale di Schulz, il St. Paul Pioneer Press, dal 1947 al 1949. Il su
o lavoro fu notato dalla United Feature Syndicate, che decise di pubblicare la nuova striscia che Schulz stava mettendo a punto. La striscia era simile alla tavola domenicale, ma presentava una serie di personaggi, anziché tanti piccoli personaggi senza nome. Avrebbe forse potuto mantenere il nome originale, non fosse che questo era troppo simile a quello di altre striscie famose all’epoca: Li’l Abner di Al Capp ed una striscia oggi dimenticata, Little Folks. Per evitare confusione, la syndication scelse il nome di “Peanuts”, una scelta che non trovò Schulz particolarmente entusiasta. In un’intervista del 1987 questi dichiarò che “è un nome totalmente ridicolo, non ha significato, crea confusione e non ha dignità – e io credo che il mio umorismo abbia dignità”. Presto la striscia ebbe un suo personaggio principale, Charlie Brown, modellato sull’infanzia dell’autore stesso, cui Schulz avrebbe voluto intitolare la striscia, cambiandone il nome in Good Ol’ Charlie Brown.
Peanuts debutta il 2 ottobre 1950 su sette quotidiani statunitensi: il Washington Post, il Chicago Tribune, il Minneapolis Tribune, l’Allentown Call-Chronicle, il Bethlehem Globe-Times, il Denver Post ed il Seattle Times. Inizialmente venne pubblicata per sei giorni, le tavole domenicali non apparvero fino al gennaio 1952.
I primi anni della striscia somigliano già a ciò che sarebbe diventata in futuro, tuttavia vi sono alcune differenze. Il tratto è più spesso, il desgno più pulito e semplice ed i personaggi sono più tozzi; un esempio è la testa di Charlie Brown, che nelle prime strisce ha una forma più simile a quella di un pallone da rugby.
Peanuts è notevole per la sua abile critica sociale, specialmente se comparata con gli alt
ri fumetti ad essa contemporanei negli anni Cinquanta e Sessanta. Schulz non denuncia esplicitamente i problemi legati alla razza, al genere ed alla disuguaglianza sociale ma li rende evidenti ad esempio nel disegnare un personaggio come Piperita Patty, la cui abilità atletica e la cui forza di carattere sono date per scontate, stridente con l’immagine delle ragazze veicolata dai media dell’epoca. Benché fosse cristiano ed avesse illustrato la Bibbia in classi di catechismo, Schulz si definiva un “umanista secolare”. Politicamente moderato, ebbe anche a fare satira contro l’estrema destra cristiana, presentandola come ipocrita ed auto-assolutoria.

 

 


Schulz riuscì ad essere pungente con ogni tema che scelse. Nel corso degli anni spaziò su tutto, dalla guerra del Vietnam ai regolamenti sull’abbigliamento scolastico alla “nuova matematica”. Una delle sue sequenze più premonitrici risale al 1963, quando inserì nel cast il personaggio di un bambino chiamato “5”, le cui sorelle si chiamano “3” e “4”, il cui padre ha cambiato il cognome della famiglia nel proprio codice postale per protestare su come i numeri vadano a sostituirsi alle identità delle persone. Un’altra sequ
enza critica l’ossessivo voler organizzare i giochi dei bambini, quando tutti i bambini del cast aderiscono a squadre organizzate per la realizzazione competitiva di pupazzi di neve e criticano Charlie Brown per il suo insistere a voler fare il proprio pupazzo di neve da solo, senza squadre e allenatori.
La serie di vignette di cui Schulz andò più fiero fu dei primi anni Settanta, quando Charlie Brown comincia ad accusare uno strano disturbo che gli fa vedere ogni oggetto sferico – come il sole o le palline del gelat
o – come fosse una palla da baseball. Il disturbo peggiora fino a quando sulla sua testa rotonda si forma una strana cicatrice che somiglia in tutto e per tutto alle linee di giunzione di una palla da baseball. Charlie Brown viene mandato in campeggio per rimettersi e tiene in testa per tutto il tempo un sacchetto di carta. Gli altri bambini lo soprannominano “Sacco” e lo trattano con insolito rispetto fino addirittura ad eleggerlo presidente del campo. Pensando di essere ormai guarito, Charlie Brown esce una mattina presto per vedere l’alba, ma il sole, al suo sorgere nel cielo, gli appare ancora come un’enorme palla da baseball.
Peanuts è stata probabilmente la striscia a fumetti di maggior successo popolare tra gli anni 1965 e 1980, che possono esserne definiti il culmine. Moltissimi sono s
tati i libri e le raccolte pubblicati. Tuttavia, a metà degli anni Ottanta altre strisce hanno raggiunto i Peanuts in popolarità: tra esse Doonesbury, Garfield, The Far Side, Bloom County e Calvin & Hobbes. Con la sua diffusione sui giornali, il merchandising e la cessione di licenze d’uso per le immagini, Peanuts ha rappresentato una grande fonte di reddito per Schulz.
Le strisce quotidiane dei Peanuts erano impaginate nel formato “salva-spazio” a 4 vignette sin dagli anni ‘50, con rarissime eccezioni sviluppate su 8 vignette. Nel 1975 lo spazio fu leggermente accorciato in orizzontale
e nel 1988 Schulz abbandona lo schema classico iniziando ad utilizzare l’intera lunghezza della striscia, in parte per combattere le continue riduzioni di spazio, in parte per sperimentare.
Schulz ha disegnato ininterrottamente la striscia per 50 anni, senza avvalersi di assistenti, nemmeno per i testi e la colorazione. A cominciare dai primi anni ‘80 il suo tratto ha cominciato a tremare: il tremolio è diventato più visibile nel decennio successivo. Ciononostante ha continuato a disegnare fino a quando i suoi prob
lemi di salute sono diventati insormontabili. L’ultima striscia è stata disegnata il 3 gennaio 2000 e pubblicata il giorno dopo la morte di Schulz, avvenuta il 12 febbraio successivo. Molti giornali statunitensi e non hanno cominciato a ripubblicare le vecchie strisce con il titolo di Classic Peanuts.

 

 


I personaggi
Peanuts non ebbe un personaggio principale fin dall’inizio. Il suo cast iniziale era ridotto e vi comparivano solo Charlie Brown, Shermy, Patty (non Piperita Patty, che arrivò più tardi), ed un cane bracchetto, Snoopy. Presto però la striscia iniziò a concentrarsi maggiormente su Charlie Brown. Uno dei tratti principali di Charlie Brown è la sua instancabile testardaggine: non riesce mai a vincere una partita, ma continua a giocare a baseball; non riesce mai a far volare un aquilone, ma continua a provarci. Per qualcuno è l’esempio di un’ammirevole determinazione a cercare di fare del proprio meglio contro ogni avversità. Benché il suo complesso d’inferiorità sia evidente fin dall’inizio, nelle prime strisce riesce anche a piazzare qualche colpo nel confronto con Patty e Shermy. Alcune delle prime strisce raccontano anche dell’attrazione che Charlie Brown prova per Violet, il personaggio che viene successivamente aggiunto al cast.
Col passare degli anni Shermy e Patty appaiono meno spesso, mentre nuovi personaggi principali vengono aggiunti. Schroeder, Lucy van Pelt e suo fratello Linus debuttano come bambini molto piccoli – Schroeder esordisce avvolto in pannolini ed ancora incapace di parlare. Nelle prime strisce Snoopy compare come un cane sostanzialmente normale nei comportamenti, i cui pensieri ancora non vengono scritti esplicitamente.
I personaggi dei Peanuts non invecchiano, o lo fanno molto lentamente, eccetto il caso di personaggi neonati che nell’arco di poco tempo raggiungono un’età simile a quella degli altri personaggi già presenti da tempo. Linus, ad esempio, nasce durante il primo paio d’anni della pubblicazione della striscia. Nell’arco dei primi dieci anni passa dall’infanzia ad un’età simile a quella di Charlie Brown, durante i quali lo vediamo imparare a parlare e a camminare con l’aiuto di Charlie Brown e della sorella maggiore, Lucy. Linus poi smette di crescere quando la sua età è circa un anno inferiore a quella di Charlie Brown. Lo stesso Charlie Brown debutta sulla striscia come un bambino di quattro anni e nell’arco dei vent’anni di pubblicazione successivi passa ad avere otto anni, dopo i quali la sua età si ferma. L’intera banda dei Peanuts può essere grossomodo divisa in tre generazioni:
* Charlie Brown ed i suoi coetanei (Lucy, Shermy, Violet, Schroeder, etc.) – bambini di terza elementare
* i fratelli e le sorelle minori (Sally, Frieda, Eudora e qualche altro personaggio minore) – circa uno o due anni più giovani rispetto ai precedenti
* Replica (Ripresa in alcune strisce), il fratello più giovane di Linus e Lucy. Un altro personaggio che debutta come neonato e raggiunge poi un’età da asilo d’infanzia.

 

 


Negli anni Sessanta la striscia inizia a dedicarsi maggiormente a Snoopy. A partire da questo periodo molti episodi iniziano a ruotare attorno alle vite fittizie di Snoopy, in cui esso s’immagina un’asso del volo della prima guerra mondiale o un famoso giocatore di hockey, col divertimento e lo sbigottimento dei bambini che s’interrogano su cosa stia facendo e che talvolta partecipano all’azione. Nel corso della striscia, Snoopy ha impersonato oltre 150 personaggi diversi, da “Joe Falchetto” (”Joe Cool” in inglese) a Topolino, dall’avvoltoio all’avvocato.
Schulz continuò ad aggiungere nuovi personaggi, in particolare quello di Patricia Reichardt, meglio nota come Piperita Patty (Peppermint Patty nell’originale). Patty è una bambina decisa, atletica, un poco grossolana che sconvolge il mondo di Charlie Brown chiamandolo “Ciccio” (Chuck nell’originale), facendogli la corte e rivolgendogli complimenti che lui non è ben sicuro di meritare. Patty – capitano di un’altra squadra di baseball che si incontra con la squadra di Charlie Brown – porta con sé una nuova serie di personaggi, tra cui il primo personaggio nero, Franklin, e l’amica secchiona Marcie Johnson, che chiama Patty “capo” (sir nell’originale) e Charlie Brown “Charles” (tutti gli altri personaggi lo chiamano sempre “Charlie Brown” eccetto Eudora, che anche lo chiama “Charles” e Peggy Jean – un personaggio minore dei primi anni ‘90 – che lo chiama “Brownie Charles”). Qualcuno ha ipotizzato che Piperita Patty e Marcie rappresentino una coppia lesbica ma questa sembra essere una mera speculazione, dato il manifesto affetto che entrambe provano per Charlie Brown. Nell’aspetto e nel comportamento, Marcie ricorda una versione più giovane del personaggio di Zolletta Huan in Doonesbury.
Tra gli altri personaggi si annoverano la sorella minore di Charlie Brown, Sally, innamorata cotta di Linus; l’uccello Woodstock amico di Snoopy che parla una sua lingua resa solo con serie di barrette verticali; Pigpen, il bambino perennemente sporco, capace di sollevare nubi di polvere persino da un marciapiede pulito e Spike, il fratello di Snoopy che vive nel deserto.

(da wikipedia in italiano )

E’ l’ora di fare i regali di Natale!

Chiunque si sia dato da fare per cercare i regali di Natale nelle librerie avrà più o meno notato questo strano libro dei Peanuts, esternamente piuttosto spesso e a dir la verità nemmeno caro. E chi ha avuto la “fortuna” di averne sottomano uno non incelofanato avrà avuto il piacere di guardare uno di quei bellissimi libri tridimensionali che sfogliando i paginoni creano magnifici mondi di carta, e che oltre all’aspetto 3D ti permettono di giocare tirando questo e quel pezzo di cartoncino (fino a rompere il delicato incastro, naturalmente :laughing:). Lo so che è una cosa per bambini (nel mio caso, per il bambino che è rimasto dentro) e soprattutto che non me lo regaleranno mai, al limite se ne avanza qualche copia dopo Natale me lo regalerò da me :diavolo:
Queste alcune immagini dell’oggettino:

Buon Natale a tutti! (come, è un po’ presto? Ah già…)

P.S. Grazie al Leo faccio anch’io, d’ora in poi, parte della schiera di fortunati che possono sfogliarsi tutte le volte che vogliono questo bel librone…confesso che mi sembra molto più delicato, ora che è tutto mio :biggrin:

I tormentoni dei Peanuts

Al lettore non occasionale delle strisce dei Peanuts non potranno non essere balzate all’occhio alcune frasi ed espressioni spesso ripetute in più vignette. Al lettore occasionale forse dicono poco nulla, per cui gli/le consiglio di leggere un po’ di più…
Eccone alcune, che aggiornerò man mano che mi capiteranno a tiro di mouse.

Five cents, please! chiede in cambio la psichiatra Lucy alla fine delle sue sedute

 

Forget it! ovvero “scordatelo!”

 

Good grief! tradotto con “Misericordia!”, è una delle più celebri frasi di Charlie Brown

 

I can’t stand it… “Non lo sopporto…” è un’altra famosa espressione caratteristica di Charlie Brown

 

Con Here’s… Snoopy presenta tutti i personaggi frutto della sua sfrenata fantasia

 

Joe Cool è uno dei più famosi…

 

…e che lo stesso Snoopy si diverte a prendere bonariamente in giro

 

L’asso della 1a guerra mondiale in perenne battaglia con il Barone Rosso è forse il più celebre dei personaggi di Snoopy: Here’s the World War I flying ace…

 

Poor, sweet baby! “esclama” Snoopy prima di dare il suo mitico bacio consolatore

 

Rats! è l’esclamazione di tutte le noccioline quando qualcosa va storto…io l’ho tradotto con “Cavoli!”, anche se me ne venivano in mente molte altre (tipo “Cazzo!”, “Merda!” o “Ma porca putt…” :angel: :wink:)

 

Stop calling me “sir”! è una delle mie preferite…ripete Patty all’amica Marcie che non ne vuol sapere di smettere di chiamarla in continuazione “capo” (adesso tutti sanno da chi ha preso la Mathilda di Leon)

 

Era una notte buia e tempestosa è l’incipit di molti “capolavori” di Snoopy, non molto originale in effetti…
E poi dicono “scrivere da cani” :eee:

 

Nota: “It was a dark and stormy night” non è affatto un’invezione di Snoopy, bensì l’incipit del libro “Paul Clifford” dello scrittore inglese Edward Bulwer-Lytton, scritto nel 1830.

 

Il gatto della porta accanto (il cui nome è un programma: “Seconda guerra mondiale :biggrin:) è solito rispondere alle provocazioni di Snoopy e Woodstock lasciando il segno sulla cuccia del vicino…

 

Se non è alle prese con un test vero/falso o a risposte multiple, Piperita ne approfitta sempre per schiacciare un pisolino…

 

E’ stato praticamente amore a prima vista quello di Sally per Linus. Ma come tutti ben sanno, i Peanuts sono i protagonisti di un lungo romanzo di amori non ricambiati. A memoria, mi pare che la traduzione italiana del vezzeggativo che Sally usa nei confronti del suo amato sia “scimmiottino d’oro”, al chè si capisce perchè Linus non ne vada particolarmente fiero…

 

“You blockhead!” (”Tu, deficiente!“) è l’insulto più ricorrente della scorbutica Lucy, spesso, come molti altri di questi tormentoni, infilato nell’ultima vignetta giusto per strappare il sorriso al lettore…

 

Marcie e Patty si scambiano spesso questo epiteto, che suona come “Sei stramba!”…hanno entrambe buoni motivi per ripeterselo, visto che entrambe, volutamente, non incarnano affatto il modello americano di ragazze, il “maschiaccio” Piperita in particolare…

 

“Felicità è…” non è solo una canzone di Albano e Romina, ma un modo con cui molte noccioline hanno espresso il loro concetto di felicità

 

Molto spesso le noccioline come Sally e Piperita, non proprio dei geniacci a scuola, sbagliano goffamente e buffamente a dire alcune parole più o meno difficili. Quando rispettivamente il fratello (o Linus) e Marcie le correggono, loro rispondono sempre “Whatever”, ovvero “Quello che è” (almeno, così diciamo qui in pianura padana), mostrando poco interesse per gli involontari giochi di parole.

Umberto Eco – Il mondo di Charlie Brown

Quella che segue è parte del saggio di Umberto Eco che costituiva la prefazione alla prima raccolta italiana delle strisce di Schulz, Arriva Charlie Brown, pubblicata nel 1963 dalla Milano Libri.

[…] Il mondo dei Peanuts è un microcosmo, una piccola commedia umana sia per il lettore candido che per quello sofisticato.
Al centro sta Charlie Brown: ingenuo, testone, sempre inabile e quindi votato all’insuccesso. Bisognoso, sino alla crisi, di comunicazione e “popolarità”, è ripagato dalle bambine matriarcali e saccenti che lo attorniano col disprezzo, le allusioni alla sua testa rotonda, le accuse di stupidità, le piccole malvagità che colpiscono a fondo. Charlie Brown impavido ricerca tenerezza e affermazioni da ogni parte: nel baseball, nella costruzione di aquiloni, nei rapporti con Snoopy, il suo cane, nei contatti di gioco con le ragazze. Fallisce sempre. La sua solitudine si fa abissale, il suo complesso di inferiorità pervasivo – colorato dal sospetto continuo che prende anche il lettore, che Charlie Brown non abbia alcun complesso di inferiorità, ma sia veramente inferiore. La tragedia è che Charlie Brown non è inferiore. Peggio: è assolutamente normale. E’ come tutti. Per questo marcia sempre sull’orlo del suicidio o quanto meno del collasso: perchè cerca la salvezza secondo le formule di comodo propostegli dalla società in cui vive (l’arte di conquistare gli amici, come divenire un intrattenitore ricercato, come farsi una cultura in quattro lezioni, la ricerca delta felicita, come piacere alle ragazze… a lui lo hanno rovinato, ovviamente, il dottor Kinsey, Dale Carnegie, Erich Fromm e Lyn Yutang).
Ma poichè lo fa con assoluta purezza di cuore e nessuna furbizia, la società e pronta a respingerlo nella persona di Lucy, perfida, sicura di sè, imprenditrice a profitto sicuro, pronta a smerciare una sicurezza del tutto fasulla ma di indubbio effetto (sono le sue lezioni di scienze naturali al fratellino Linus una accozzaglia di improntitudini che a Charlie Brown danno male allo stomaco, “I can’t stand it”, non posso sopportarlo, geme lo sciagurato, ma con quali armi si può arrestare la malafede impeccabile quando si ha la sciagura di essere puri di cuore?…).
Charlie Brown è stato definito “Il bambino più sensitivo mai apparso in un fumetto, capace di variazioni di umore di tono shakespeariano” (Becker) e la matita di Schulz riesce a rendere queste variazioni con una economia di mezzi che ha del miracoloso: il fumetto, sempre pressochè aulico, in una lingua da Harvard (raramente questi bambini scadono nel gergo o peccano di anacoluti) si unisce a un disegno capace di dominare, in ogni personaggio, la minima sfumatura psicologica. Così la quotidiana tragedia di Charlie Brown si graffisce ai nostri occhi con una incisività esemplare.
Per sfuggire a questa tragedia della non-integrazione, la tavola dei tipi psicologici offre alcune alternative. Le ragazze vi sfuggono in virtù di una caparbia autosufficienza e alterigia: Lucy (una géante, da ammirare sbigottiti), Patty e Violet non hanno incrinature; perfettamente integrate (vogliamo dire alienate?) trascorrono dalle sedute ipnotiche davanti al televisore, al salto della corda e ai discorsi quotidiani tessuti di cattiveria raggiungendo la pace attraverso l’insensibilità.
Linus, il più piccolo, è invece già carico di tutte le nevrosi, l’instabilità emotiva sarebbe la sua condizione perpetua, se con la nevrosi la civiltà in cui vive non gli avesse già offerto i rimedi: Linus ha già dietro alle spalle Freud, Adler e forse anche Binswanger (tramite Rollo May), ha individuato nella copertina da letto della prima infanzia il simbolo di una pace uterina o di una felicità puramente orale… Dito in bocca e coperta (il blanket) appoggiata a una gota (possibilmente, televisore acceso, davanti a cui stare appollaiato come un indiano, ma al limite anche niente, un isolamento di tipo orientale, attaccato ai suoi simboli di protezione), ecco che trova il suo “sentimento di sicurezza”. Toglietegli il blanket e ripiomberà in tutte le turbe emotive che lo guatano giorno e notte. Poichè – va aggiunto – ha assorbito con l’instabilità di una società nevrotica, Linus ne rappresenta il prodotto tecnologicamente più agguerrito. Là dove Charlie Brown non riesce a costruire un aquilone che non precipiti tra le fronde di un albero, Linus rivela improvvisamente, a tratti, abilità fantascientifiche e maestrie vertiginose: costruisce giochi di allucinante equilibrio, colpisce a volo un quarto di dollaro con la cocca della copertina schioccata come una frusta (”the fastest blanket in the West!”).
Schroeder al contrario trova la pace nella religione estetica: seduto al suo piccolo pianoforte fasullo da cui trae melodie ed accordi di complessità trascendentale, sprofondato in una sua totale adorazione per Beethoven, si salva dalle nevrosi quotidiane sublimandole in un’alta forma di follia artistica. Nemmeno l’amorosa costante ammirazione di Lucy riesce a smuoverlo (Lucy non può amare la musica, attività poco redditizia di cui non comprende la ragione, ma ammira in Schroeder un vertice irraggiungibile, forse lo stimola questa adamantina ritrosia del suo Parsifal in sedicesimo, e persegue con cocciutaggine la sua opera di seduzione senza neppure scalfire le difese dell’artista): Schroeder ha scelto la pace dei sensi nel delirio dell’immaginazione. “Non dica male di questo amore, Lisaweta; è buono e fecondo. Vi è dentro nostalgia e melanconia, invidia e un poco di disprezzo, e una completa, casta felicità” – non è Schroeder naturalmente, è Tonio Kroeger, ma il punto è questo; e non per nulla i bambini di Schulz rappresentano un microcosmo dove la nostra tragedia e la nostra commedia è tutta rappresentata.
Anche Pig Pen avrebbe una inferiorità di cui dolersi: è irrimediabilmente, agghiacciantemente sporco. Esce di casa lindo e pettinato e dopo un secondo le stringhe gli si slacciano, i pantaloni scendono sulle anche, i capelli si intristiscono di forfora, la pelle e gli abiti si coprono di uno strato di fango… Conscio di questa sua vocazione all’abisso, Pig Pen fa della sua situazione un elemento di gloria: “Su di me si addensa la polvere di innumerevoli secoli… Ho iniziato un processo irreversibile: chi sono io per alterare il corso della storia?” – non è un personaggio di Beckett, naturalmente, è Pig Pen che parla, il microcosmo di Schulz raggiunge le estreme propaggini della scelta esistenziale.
Antifone continua ai patemi degli umani, il cane Snoopy porta all’ultima frontiera metafisica la nevrosi da mancato adattamento. Snoopy sa di essere un cane; ieri era una cane; oggi è un cane; domani forse sarà ancora un cane; per lui, nella dialettica ottimistica della società opulenta che consente salite da status a status, non vi è alcuna speranza di promozione. Talora tenta una risorsa dell’umiltà (”noi cani siamo così umili…” sospira untuoso e consolato), si attacca teneramente a chi gli promette stima e considerazione. Ma di solito non si accetta e cerca di essere ciò che non è; personalità dissociata se mai ve ne furono, gli piacerebbe essere un alligatore, un canguro, un avvoltoio, un pinguino, un serpente… tenta tutte le strade della mistificazione, poi si arrende alla realtà, per pigrizia, per fame, per sonno, per timidezza, per claustrofobia (che lo assale quando striscia fra le erbe alte), per ignavia. Sarà sopito, mai felice. Egli vive in un apartheid continuo, e del segregato ha la psicologia, dei negri allo zio Tom ha alla fine la devozione, faute de mieux, l’ancestrale rispetto per il più forte.
All’improvviso, in questa enciclopedia delle debolezze contemporanee, ci sono, come si è detto, schiarite luminose, variazioni disimpegnate, allegri rondò dove tutto si pacifica in poche battute. I mostri ritornano bambini, Schultz diventa solo un poeta dell’infanzia.
Noi sappiamo che non è vero e facciamo finta di credergli. Nella striscia che segue continuerà a mostrarci nel volto di Charlie Brown, con due colpi di matita, la versione della condizione umana.

Umberto Eco