Il senso della vita

Nella prima delle 4 vignette di questa strip Lucy fa la domanda più banale e allo stesso tempo complicata che un essere umano possa fare, soprattutto a se stesso, perchè al di là dell’applicazione ad una delle tematiche più ricorrenti dei Peanuts (la lunghissima striscia nera di sconfitte della squadra di Charlie Brown) non è per nulla dissimile a quesiti tipo “Che senso ha vivere se sappiamo che moriremo?”.
Dubito che qualcuno non si sia mai fatto questa domanda, a parte i bambini che muoiono di fame ancora prima di potersela porre, e dubito che tutti coloro che in una forma o l’altra si siano soffermati a rifletterci non abbiano provato a darsi una risposta, o trovare una soluzione. Non mi sbilancio su tutte le possibili soluzioni, siano esse di massa (come la religione) o più “solitarie”, in ogni caso credo che la risposta sia racchiusa (o molto spesso rinchiusa) nella natura umana stessa, in quella che taluni definiscono “profondità dell’animo umano” la cui oscurità “necessaria” annebbia e inghiottisce il banale pensiero che, come un anno spesso passa in fretta, la nostra vita non è altro che poche decine di quel lasso di tempo.
Tornando alla striscia, al di là dell’intelligente e spiritosa risposta di CB, che è ben conscio che nel caso di Lucy, pur di farla continuare a giocare è “necessario” gettare un po’ di fumo negli occhi, rifletto sul fatto che giocare è condizione necessaria e sufficiente del vincere e del perdere, ed è sicuramente per la paura di perdere (o, meglio, per la paura della mia reazione emotiva alla sconfitta) che ho smesso di giocare, o addirittura non ho mai nemmeno iniziato, molte partite. Spererei nel prossimo campionato, se solo credessi alla reincarnazione.

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