Lamentarsi

L’uccello in questione (non credo si tratti di Woodstock, ma di qualche suo simile) mi somiglia molto quanto a lamentarsi delle situazioni in cui mi vengo a trovare, salvo poi comunque non fare (quasi) nulla per uscirne, per pigrizia o per indecisione. Mi vengono in mente il lavoro, i posti da frequentare la sera, le vacanze…
M’è venuta anche in mente la classica favola della rana e dello scorpione che vado spesso raccontando cercando di ottenere un effetto scenico di sospensione dell’incredulità, salvo poi rimanere sempre deluso dalla mancanza di partecipazione dell’interlocutore. Il problema è che anche le barzellette non le so raccontare bene. Ecco comunque la favola, ad uso e consumo di chi non la conosca (e al quale non l’abbia ancora raccontata):

Uno scorpione deve attraversare un ruscello, ma da solo non ce la farebbe mai, verrebbe trascinato dalla corrente. Chiede aiuto a una rana che vede vicino alla riva. Questa naturalmente rifiuta, perchè lo scorpione la pungerebbe mortalmente. “Ma va -dice lo scorpione- figurati se ti pungo: se lo facessi affonderemmo e moriremmo entrambi”. La rana allora si convince, e prende sulla groppa lo scorpione. Quando sono a metà ruscello, però la rana sente una fitta sulla schiena, e capisce che lo scorpione l’ha punta. Mentre il veleno fa effetto, con le ultime forze rimaste la rana chiede allo scorpione “Ma perchè l’hai fatto? Adesso moriarai anche tu…”. E lo scorpione risponde: “Purtroppo non ho potuto farci niente. E’ la mia natura”.

(di solito la uso per giusticare la mia mancanza di entusiasmo, di spirito combattivo, di coraggio, così addosso la responsabilità delle mie (non) azioni a qualcun altro)

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