”Sorridi, Fede…”…”e smettila di fare le boccacce!”. Sembrano cose che potevano dirmi i miei genitori più di vent’anni fa, e invece sono cose che mi sento ripetere ogni volta che qualcuno tenta di “rubarmi l’anima” facendomi una foto col suo cellulare multifunzione. D’altronde è più forte di me: è un modo per esorcizzare la possibilità che la mia brutta faccia rimanga così com’è nella memoria di qualche telefono.
Ma, ora come ora, mi tornano in mente gli estenuanti tentativi di far(mi fare) una foto in cui potessi sembrare, a prima vista e camuffato dal buio, dalla scarsa sensibilità delle fotocamere dei cellulari e dalle dimensioni di massimo 300 pixel, dicevamo potessi sembrare “normale”, nella media, non proprio il peggiore insomma. Una foto che non catalizzasse le attenzioni su di sè ma che le lasciasse scorrere, come la roccia sotto la cascata, verso la descrizione del proprio carattere, del proprio animale preferito, dell’appuntamento dei tuoi sogni. Ma, NATURALMENTE, di norma uno può mentire descrivendo se stesso, ma la sua faccia, sorridente o meno, non mente affatto.
E molto più naturalmente risucchiano dalla mia memoria il grandissimo Calvin…