Rifiuto

Dopo la “ramanzina” di oggi e la conseguente, ennesima condizione a tempo (dove il limite è, come sempre, la scadenza del contratto, usata come “minaccia”) credo che sia il caso di proclamare l’ennesima+1 sconfitta, tanto mi pare difficile se non impossibile cambiare (l’atteggiamento) in 2 miseri mesi quando non l’ho fatto, anzi l’ho maturato fino a marcire, in 32 anni.
Ma la considerazione semiseria di oggi, sempre legata al mondo del lavoro, è la seguente…ci sono persone brave, intelligenti e perchè no fortunate che studiano all’università e con un po’ di impegno successivo trovano un lavoro grazie al quale possono applicare ciò che hanno imparato negli anni spesi (in tutti i sensi) appunto all’università. Ci sono persone che nonostante non siano riuscite a trovare un lavoro corrispondente al proprio titolo di studio universitario hanno giovato del loro livello di istruzione ed hanno trovato un lavoro più o meno gratificante anche dal punto di vista economico. Ci sono poi persone brave e spesso intelligenti che hanno studiato alle scuole superiori e pur senza avere la possibilità o la voglia di proseguire gli studi hanno trovato un lavoro per il quale questi studi sono serviti. Ci sono, di questi tempi un po’ meno, persone che sono arrivate fino alle medie e poi hanno imparato un mestiere, spesso di tipo artigianale e a volte anche più economicamente vantaggioso di quello di tante persone più “studiate”.
Poi ci sono io. Io ho studiato fino all’università, ho pure un pezzo di carta che lo attesta (per quel che vale), nel bene e soprattutto nel male (per le tasche dei miei) e attualmente mette in pratica quello che ho imparato all’asilo. Sì, proprio così: oggi ho tagliato con le forbici, ho incollato, ho piegato fogli di carta. Tutto il giorno. E lo farò pure domani…l’unica differenza (oltre ai 28 anni in meno di vita) è che allora lo facevo per divertimento, e per questo la cosa mi risultava particolarmente gradita. Ora invece lo faccio per “lavoro”, o meglio per lasciare più tempo a disposizione per le cose molto più serie e “degne” dei miei superiori, che si lamentano pure del mio scarso impegno, e di metterci troppo tempo perchè ho fatto “troppo”, mentre dovevo leggere nel loro cervello spero presto preda di un ictus fulminante o di un tumore irreversibile e fare metà delle cose in un quarto del tempo.
Per loro, con un lavoro fisso, è facile parlare di impegno. Non si chiederanno cosa faranno tra due mesi, a meno che il dottore non abbia loro diagnosticato un male incurabile che lascia 30 giorni di vita. Non capiscono che il mostro che sono l’ha creato anche la società in cui vivo e il mondo del lavoro in cui loro sguazzano come maiali nel letame. Ah, quanto vorrei smettere di assistere a questo spettacolo e poter finalmente smettere di tapparmi il naso per l’odore…

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